Una notizia che sta facendo il giro del mondo e che ci fa capire che non è solo l’Italia ad avere problemi di bigottismo e reticenza nei confronti di qualsiasi forma di sex work.
La storia arriva direttamente dal Belgio, dove l’ex ciclista Tara Gins è stata rifiutata come direttrice sportiva per una squadra Under 23 belga con cui aveva concluso positivamente ogni accordo. Tara si è vista dire di no dopo aver posato per uno shooting e un calendario di Playboy, dove fra l’altro non c’era alcuna forma di nudo: “Il calendario è uscito a gennaio, più o meno nello stesso periodo del servizio fotografico. Ed è in quei giorni che ho iniziato a sospettare che sarebbe successo qualcosa, nonostante in entrambi i lavori non ci fosse alcun riferimento al ciclismo. Mi hanno detto che qualcuno all’interno della dirigenza si era imbattuto casualmente in qualche mia fotografia, portando tutto all’attenzione del comitato direttivo. A quel punto, altri dirigenti sarebbero addirittura arrivati a minacciare il presidente di rivolgersi agli sponsor per far rescindere i contratti”.
Una storia per cui molte persone hanno fatto riferimento al sessismo (comprensibile) ma che più nel profondo spiega l’arretratezza culturale rispetto a certi temi. L’assurdità nel caso di Tara Gins sta nel non aver mostrato nudo né aver fatto riferimenti al ciclismo, due degli aspetti che avrebbero potuto “giusitificare” la scelta di licenziarla: “Mi sarebbe piaciuto essere giudicata per le mie capacità come direttrice sportiva, non per le mie scelte personali. Invece devo prendere atto che la situazione è proprio come mi era stata sussurrata. Oltretutto il presidente mi ha risposto che in linea generale sarebbe anche d’accordo con me, ma non può rischiare di perdere delle sponsorizzazioni vitali per la sua società a causa di alcune mie foto ‘inappropriate’ a suo modo di vedere”.