A Instagram non piace chi fa porno, questo si sa ed è anche, dal loro punto di vista, sacrosanto. Sono infatti decine i casi di ban ai danni di pornostar: l’ultimo, avvenuto ieri, riguarda Kendra Sunderland.
L’app ha una sua linea guida, un regolamento, che prevede tre regole principali per questo settore: niente immagini di nudo, niente immagini a sfondo sessuale e niente link diretti a siti porno. Tutto ciò rientra in una policy dell’app abbastanza condivisibile e poco contestabile, trattandosi di regole “giuste” tenendo conto del pubblico minorenne che frequenta Instagram e l’idea di voler mantenere il social “pulito”.
I problemi sorgono però quando i ban diventano casuali, mirati semplicemente verso chi sta in un certo ambito e non in base a ciò che pubblica. Tradotto: spesso vengono bannate immagini innocue solo perché a pubblicarle sono pornostar. Le polemiche nascono proprio da questa differenza di trattamento: perché se una influencer pubblica il suo culo non c’è problema (un esempio sono Pops e Mathild Tantot) mentre se la Nappi pubblica una foto in intimo viene bannata?
L’altro (e forse più comune) problema è il cosiddetto “shadowban”, di cui anche noi di PRN siamo vittime: si tratta di nascondere il più possibile il profilo. Ad esempio, se provate a cercare “prn” su Instagram (se non siete nostri follower) vi accorgerete che potete trovarci solo scrollando centinaia di profili. Lo stesso accade cercando “Valentina Nappi”, sia nella barra di ricerca sia provando a taggarla. Lo shadowban influisce anche sugli hashtag e sulla sezione “esplora”, dove certi tipi di profili non sono ammessi. Eppure un motivo valido non pare esserci: PRN, come altre pagine, non hai mai pubblicato neppure la parola “sesso”, né contenuti di nudo, né link a siti porno.