La decisione di lasciare la scena può essere complicata e in un certo senso quasi distruttiva per l’identità che fino a poco prima era riconosciuta come attrice hard. Abbiamo un passaggio, non siamo più parti in causa ma ex: fuori. Sentirsi fuori può causare nell’individuo scontri con se stesso. La storia del porno è piena di ritiri dalle scene, fa parte del procedimento naturale di ogni carriera, possiamo qui fare una lista lunghissima di attrici e attori che hanno lasciato la scena. Da Sasha Grey a Lana Rhoades, a tante altre attrici.
I motivi sono i più disparati, ma più che soffermarsi sul motivo di ognuna, bisognerebbe capire anche il motivo per il quale queste attrici iniziarono la carriera nell’hard, perché dove c’è una fine, c’è sicuramente stato un inizio. Sasha Grey affermò in un’intervista: “Pur avendo intrapreso la strada del porno, non sono una vittima. Nessuno ha mai abusato di me e non ho mai assunto droghe…. Sono sempre stata consapevole e consenziente di tutto quello che ho fatto. Sono una donna che crede fortemente nelle proprie scelte. Non credo affatto che tutte le donne debbano fare porno e fottere come conigli. Per me è un affare. Punto”. Già con quest’affermazione, l’ex attrice sta a mettere subito in chiaro la sua personalità, soprattutto quando afferma: “Per me è un affare. Punto.” Anche la decisione di abbandonare le scene, sarà pur sempre un affare per lei, studiato nei minimi dettagli. Quando oggi guardiamo il suo post-carriera, notiamo un profilo Instagram con 1.7 milioni di follower. È diventata attrice di film cinematografici, dj, scrittrice ed è una streamer su Twitch, e in più ha creato una linea di abbigliamento. Nella bio del suo profilo Istagram possiamo appunto leggere: Artist -music- photography. Streamer on twitch. Writen. Lei si definisce una “Artist performer”, una donna che ha deciso di fare l’artista, ma non una qualunque, ma un’artista 4.0: eclettica, multitasking. Si può chiaramente denotare una forte cultura, curiosità, determinazione e consapevolezza di se.
Al contrario, se guardiamo il post carriera di un’attrice che è entrata nel mondo dell’hard cercando un’ancora di salvezza, allora vedremo allo stesso tempo la sua uscita cercando un altro appiglio di salvezza. Spesso abbiamo l’immersione nella fede.
Alcune attrici entrano nel mondo dell’hard cercando il riconoscimento come donna. Spesso sono persone fragili, senza cultura e facilmente plasmabili. Di fronte a queste personalità, dovrebbe entrare in gioco una tutela anche nel mondo dell’hard verso i soggetti più fragili, ma finché si non affronterà l’argomento del porno come parte integrante della società, avremo sempre di questi problemi. Ci si volta dall’altra parte, lasciando spazio per persone senza scrupoli che si adoperano per guadagnare sulla pelle dei più deboli, è la storia più antica del mondo, basterebbe non voltarsi dall’altra parte.
Queste attrici o attori che entrano dalla porta della salvezza, usciranno senza dubbio dalla porta di qualche altra salvezza, un continuo gettarsi in mondi sempre diversi. La motivazione sia dell’entrata che dell’uscita dal mondo dell’hard, per queste attrici o attori, è sempre la faccia della stessa medaglia, si ragiona per estremi e in balia degli eventi che ci trascinano in un mare in tempesta fino al porto più vantaggioso. Di solito il porto più comodo è sempre la religiosità, il Dio che perdona tutti.
In quell’ambiente è facile per un’ex-attrice trovare il riconoscimento di peccatrice redenta. Si può parlare, discutere e le persone sono lì per dirti che ti perdonano. E’ un percorso pericoloso e senza via d’uscita, perché si va a giocare sul ricatto morale e spietato del: “se peccherai ancora brucerai all’inferno”. Questi ambienti, potrebbero portare a un vortice distruttivo dove, la persona non riuscirà più a rialzarsi. Per salvarsi non c’è bisogno di un Dio, ma uno specialista che possa aiutarti a gestire la tua interiorità laddove non ce la forza individuale per farlo.
Shelley Lubben, ex pornostar, ha intrapreso il percorso della fede, fondando anche una società che si chiama Pink Cross che dona assistenza a chi vuole abbandonare il porno. Shelley ha spesso rilasciato interviste in cui parla del mondo dell’intrattenimento per adulti. Un mondo fatto di malattie, droghe e tutto ciò che di terribile esiste al mondo. L’ex-attrice ha dato supporto a molte attrici che volevano lasciare la pornografia e ha tenuto anche conferenze, diventando a tutti gli effetti un’attivista statunitense. Di queste dichiarazioni ne abbiamo a centinaia di altre colleghe; spesso sono sospinte dal “pastore” di turno, che spinge la peccatrice nel sadismo morale di mettere in scena la sofferenza. Questo è il modello giudaico-cristiano, in cui la sofferenza va messa in scena. Poi abbiamo un modello Greco, dove la loro affermazione più forte sulla sofferenza era: “Substine Abstine”, sorreggi la sofferenza ed evita di metterla in scena.
Personalità come Sasha Grey invece, dichiarano che il mondo del porno non è nulla di tutto quello sopra citato. Ormai non è difficile trovare attrici o attori che hanno una cultura universitaria e che vedono la carriera del porno come una questione di scelta di vita presa consapevolmente. Sta tutto nelle nostre scelte iniziali probabilmente. Un antico detto dice che un battito d’ali di farfalla in occidente scatena un terremoto in oriente. La motivazione per cui si lascia la scena hard è il terremoto, ma abbiamo considerato il battito d’ali? Se la decisione di entrare nell’hard è stata sicura, decisa, ponderata, allora non è un caso che queste ex attrici oggi sono vere e proprie aziende; influencer supportate da milioni di follower. Il porno per loro è uno strumento di lavoro che sicuramente si è deciso di fare per passione.
Al contrario se la motivazione di entrare nel porno è la salvezza dell’anima dove si è in balia degli eventi senza un timone fermo e deciso, allora lasceremo agli altri la volontà di salvarci. Prima sarà la “famiglia del porno”, poi toccherà a Dio, ma l’individuo non riuscirà ma a conoscerci e ad accettarsi. Questa è la scelta, l’aut-aut che l’esistenzialista Søren Kierkegaard afferma nel suo magnifico testo. Il filosofo danese afferma che possiamo avere una scelta libera, ma è concessa solo se conosciamo bene la nostra individualità, altrimenti abbiamo una scelta tra le “alternative conciliabili”, e spesso non riguarda la nostra individualità ma l’esistenza generale. Non mi soffermerò a dove porteranno comunque le nostre scelte libere e individuali, ma i motivi e la gestione del post-carriera dipendono dalla scelta iniziale del voler intraprendere la carriera dell’hard. Si possono avere due scelte: Modello Giudaico-cristiano: Messa in segna del pentimento e della sofferenza, oppure modello greco in cui c’è un’idea chiara di chi sono e di cosa voglio con annesse conseguenze. Libera scelta, ma ricordiamo che i greci sono stati il popolo più grande mai apparso sulla faccia della terra.