Date alla folla Gesù o Barabba e la gente sceglierà sempre Barabba.
Nel 2017, precisamente il 5 Dicembre, a Camarillo, California, una ragazza di ventitre anni si è tolta la vita. Il suo nome lo abbiamo sognato tutti: August Ames, pseudonimo di Mercedes Grabowsky. August Ames fu ritrovata morta in casa, impiccata, e già tutto questo ne ha dell’indecifrabile. La sua vicenda ha creato molto scalpore nel panorama social e la notizia è rimbalzata in tutte le parti del mondo. Ufficialmente si è tolta la vita causa la montagna di merda cui è dovuta soccombere per una sua affermazione (magari infelice, sbagliata, ragionata, giusta. Non so, non è qui l’articolo in cui discuterne), ma la realtà, la cruda realtà è che August si è suicidata.
La vicenda la conosciamo tutti, la stella nascente del porno affermò in un tweet di non voler girare con attori pansessuali, aprendo un vaso di pandora nell’industria del porno. Subito si scatenarono gli algoritmi, tutte persone con capacità di parola hanno sparato a zero su una ragazza di ventitre anni, (la sua età la ripeterò molte volte in questo articolo). Una frase mi ha colpito parecchio:” Tutti si aspettano le tue scuse, o che ingoi una pillola di cianuro, va bene uguale”. Ecco, questo è. Possiamo dire altro? Non penso. Non so se continuare ad alimentare la questione che giornalisti e media hanno già approfondito, e sinceramente penso non ne valga nemmeno la pena. Sulla vicenda è già stato detto tutto.
Posso solo parlare di August e del suo premio nel 2015 come Best New Starlet, le 270 scene girate in soli quattro anni, 600.000 follower su twitter, il marito Kevin Moore. Ma chi può sapere la verità? In un programma radio, anni prima, l’attrice affermò di soffrire di depressione e bipolarismo, a noi serve poco sapere queste cose, che ci importa ragionare su una ragazza di ventitre anni che fa porno? L’industria dell’hard è qualcosa di magico. Ho sempre pensato che è il luogo dove l’assenza di giudizio regna sovrana, l’unica speranza per la liberalizzazione sessuale, la trincea dove ogni nostra anima è salva, sognante. In un precedente articolo, scrissi che il Porno ha sconfitto Dio, e ne sono sempre più convinto, perché il porno, fare porno, guardare Porno significa liberarsi dalle stronzate della società, e dalle sue leggi morali ormai morte e antiquate. Allora perché non cogliamo questa possibilità? Perché dobbiamo smettere di ragionare per dare spazio a della cattiveria senza capo né coda per una ragazza di ventitre anni? Dove stava il ragionare, il comprendere, il pensare fino a dieci prima di argomentare anche una sola parola? August Ames è solo la punta di un iceberg gigantesco che sta ancorato alla nostra società, ed è quello della cattiveria, del gettare l’arroganza, l’indifferenza contro una ragazza di ventitre anni. Ma come affermo all’inizio di quest’articolo, è la storia più banale e vecchia del mondo: Il social è diventata una piazza dove si decide chi condannare a morte, dove le urla tracotanti di vergogna ci uccidono.
Nei giorni successivi al suicidio, le voci si sono alzate in coro: scuse, dispiaceri, dialoghi, spaccature tra ideologie, pentimenti e non dubito che ci sia stata gente che avrà affermato: ”bene, una in meno”. Come ho citato all’inizio, non voglio entrare nella questione del giusto o sbagliato, per il semplice fatto che non lavoro nel settore come attore, come regista ma scrivo per passione articoli, quindi non posso affermare ne argomentare nessuna teoria, posso solo dire che August Ames aveva ventitre anni e a ventitre anni si è tolta la vita.
La verità non c’è dato saperla, e meno male, perché sarebbe comunque distorta, irreale e nessuno sa mai veramente cosa succede dentro le case e le anime delle persone. Oggi, però, a quattro anni dalla scomparsa, August merita un pensiero, perché è illegittimo suicidarsi a ventitre anni. Non so, forse ha tirato il freno d’emergenza prima di tutti noi, già stanca di tutto e tutti, chissà. Forse il messaggio più bello l’ha lasciato nel suo ultimo tweet: ”FUCK Y’ALL”. Come darle torto.
Metyu