Qualche giorno fa Abella Danger ha lanciato il suo nuovo shop, una collezione di maglie e felpe dedicate a lei e auto-prodotte dall’attrice stessa. Si tratta di una mossa che in poche hanno intrapreso prima di lei: Riley Reid e Lana Rhoades sono state in questo sicuramente lungimiranti. Ben diverso il discorso se trasposto nelle case di produzione, visto che praticamente tutte hanno il proprio merch. Da citare sono le iconiche maglie di Pornhub e FakeTaxi che sono ormai un brand mondiale anche nel vestiario.
Quella di avere un proprio merchandising è una scelta che in poche intraprendono ma che ha storicamente portato sempre ottimi frutti, sia dal punto di vista dei fan (che certamente apprezzano la possibilità di “indossare” un’attrice che ammirano) sia dal punto di vista delle attrici stesse. Per molte, visti i numeri e la popolarità, è giusto parlare di un ruolo di celebrità a tutti gli effetti, oltre che di sola performer.
Abella Danger, ultima ad aver “droppato” la sua linea (@shopabelladanger), ha fatto una mossa azzeccatissima su molti fronti. Non ultimo, quello economico: seppure il costo iniziale di uno shop del genere sia considerevole, lo è anche l’introito che ne deriva. Non è assurdo pensare che, ad esempio, grazie a questo la Danger possa più facilmente rinunciare a produzioni e lavori vista la remunerazione autoctona che deriva dal suo merchandising. Inoltre, nell’epoca attuale in cui il “fai-da-te” domina anche nel porno, crearsi un immaginario più ampio, vendere il proprio nome e vendersi in più aspetti può portare solo risultati positivi.